Istituto Grandi Marchi – Nomisma Wine Monitor: posizionamento e prospettive dei fine wines italiani nell’Estremo Oriente.
Giappone e Corea del Sud i mercati al centro dello studio
Piero Mastroberardino, Presidente dell’Istituto Grandi Marchi e Denis Pantini di Nomisma Wine Monitor
Si è svolto a Roma, mercoledì 13 dicembre, il consueto appuntamento di fine anno che Istituto Grandi Marchi in collaborazione con Nomisma Wine Monitor dedica all’approfondimento della situazione fine wines sui mercati internazionali.
Giappone e Corea del Sud i Paesi protagonisti del report 2023. L’indagine ha rivelato un quadro più che promettente, dimostrando il crescente appeal che il vino italiano di qualità gode anche nel Far East.
L’indagine è stata sviluppata su un campione di 1.600 consumatori di vino, residenti in alcune delle grandi città giapponesi e coreane (Tokyo, Osaka, Seul e Busan) nel periodo ottobre-novembre 2023.
La panoramica globale sui consumi del vino nel continente asiatico evidenzia la Corea del Sud come un mercato emergente, visto l’aumento del +168% nei consumi e del +200% nelle importazioni negli ultimi cinque anni. Per quanto concerne il Giappone si può parlare di un mercato consolidato visto il consumo, da anni pressoché stabile, di 3 milioni di ettolitri e un lieve calo nei numeri d’importazione (-3%) supportato però da un aumento medio del valore delle etichette del +47%.
Le prime evidenze dell’Osservatorio riguardano i comportamenti di consumo: incidenza più alta in Giappone (il 45% della popolazione consuma abitualmente vino) con target prevalente degli over 50 (Gen X e Baby Boomers); poco più bassa in Corea del Sud (39%) dove la Gen Z incide più dei Baby Boomers (18% contro 16%). Il prezzo è il principale driver di acquisto, ma anche il territorio di provenienza, (per il 34% dei consumatori giapponesi) e il valore del brand (per il 19% dei coreani), fanno la differenza durante l’acquisto e costituiscono i principali parametri per identificare un vino di alta qualità.
Un altro dato rilevante emerso dall’indagine riguarda il ruolo dei ristoranti italiani da considerare come una delle principali leve di comunicazione e diffusione dei fine wines: infatti i consumatori di entrambi i Paesi considerano degustazioni e show cooking interessanti momenti di approfondimento, nonché una delle occasioni di consumo più ricercate. Riguardo al packaging, in entrambi i Paesi si fa particolare attenzione ai dettagli e ai richiami territoriali in etichetta e in Giappone emerge un grande apprezzamento per i tappi di sughero che non rappresentano invece una priorità per la Corea del Sud.
Tracciato il quadro attuale delle percezioni e dei comportamenti dei consumatori dell’Estremo Oriente, l’ultima sezione dell’Osservatorio Nomisma ha riguardato le previsioni e le prospettive future che, tra l’altro, risultano positive per i fine wines italiani.
“Nonostante la leadership detenuta dalla Francia con il 58% delle importazioni di vini in Giappone e il 35% in Corea del Sud “ha evidenziato Denis Pantini, Responsabile Nomisma Wine Monitor, “il 21% dei consumatori giapponesi prevede di aumentare- nei prossimi 3 anni – il consumo dei fine wines italiani (a fronte di un 7% che invece presume di ridurli). In Corea del Sud le prospettive sono ancora più rosee, con quasi un consumatore su due che pensa di aumentarne l’acquisto, contro un 17% di chi invece immagina di ridurli e un 9% che non cambierà abitudine”.
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