La malvasia del Lazio dell’Eremo Tuscolano / Per chi l’avesse perso

malvasia del Lazio

Malvasia del Lazio o puntinata? E la malvasia di Candia? E la istriana? E la toscana? E potremmo continuare. Ci si mette un po’, anche quando si è veri appassionati, a districarsi nel mondo delle malvasie italiane.

Malvasia del Lazio e malvasia di Candia sono tra i vitigni protagonisti del blend del Frascati Superiore Eremo Tuscolano dell’azienda Valle Vermiglia di Mario Masini. La malvasia del Lazio, conosciuta anche come puntinata, fa la parte del leone in Eremo con una quota che arriva al 60%, con la restante parte colmata da malvasia di Candia, appunto, bombino bianco, trebbiano giallo e trebbiano toscano.

Origini incerte anche secondo i primissimi ampelografi attivi nell’Ottocento. Se ne rintraccia una bozza di descrizione nell’opera del meticoloso catalogatore Giuseppe Acerbi, nel suo capitolo su [..] di alcune viti romane [..] a pagina 135 del suo “Delle viti italiane o sia materiali per servire alle classificazione” (1825, edito da Giovanni Silvestri, Milano): [..] 20. Malvasia. Di grande cacciata. Internodi mediocri; foglia glabra con peziolo rosseggiante. Grappolo disuguale a peduncolo biancastro. Racimoli richinati. Acini sferici, trasparenti, biancheggianti e fitti [..] Polpa duracina, poco succosa e zuccherina [..].

Dopo l’Acerbi fu Flavio Mengarini – di cui a stento si trova in giro il nome di battesimo – che nel 1888, nel suo introvabile volume su “La viticoltura e l’enologia nel Lazio” edito al tempo per l’Accademia dei Lincei di Roma, descrive una malvasia diffusa nella zona di Marino che parrebbe molto simile alla malvasia del Lazio come la conosciamo noi oggi, che si tende a chiamare più spesso malvasia puntinata, per distinguerla dalle altre, richiamando la puntinatura che compare sugli acini.

Oggi la malvasia puntinata è considerata un vitigno autoctono della regione Lazio ed è diffusa soprattutto nei Castelli Romani.

La pianta presenta un germoglio con apice a ventaglio, setoloso, di colore verde pallido, con orlo rosa; la foglia di media grandezza, trilobata,  con pagina superiore glabra, di colore verde carico, liscia, e pagina inferiore con nervature verdi con leggere sfumature rosa; il grappolo è di media grandezza, conico, spesso e piramidale, serrato o semispargolo; l’acino è di media grandezza, rotondo con buccia di colore giallastro, cosparsa di punteggiature e macchie di color marrone, mediamente pruinosa, polpa dal sapore semplice quasi molle e da sapore semplice, con pedicello di media lunghezza di colore verde dal quale l’acino si distacca con poca difficoltà. Il vitigno ha media vigoria e garantisce una produzione contenuta e a volte anche scarsa; è purtroppo sensibile alla peronospora e all’oidio ed è un vitigno a maturazione tardiva.

Tutte queste sono caratteristiche che rendono il vitigno inadatto ad una produzione orientata alla quantità ma che, se allevato con le giuste attenzioni, garantiscono ottimi parametri qualitativi al vino che se ne ottiene, come dimostrato anche dai positivi riscontri ottenuti dal Frascati Superiore Eremo Tuscolano, sin dalla sua prima uscita.

[Fonte per le caratteristiche morfologiche: “Malvasia del Lazio”, in Principali vitigni da vino coltivati in Italia – Volume III, Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, 1964]

Pubblicato il 7 settembre 2016

Print Friendly, PDF & Email
+ posts

Giornalista, Sommelier, ha lavorato al Gambero Rosso per oltre 10 anni come giornalista, degustatrice per la Guida ai Vini d’Italia, autore e regista dei servizi televisivi per il Gambero Rosso Channel, autore di libri su vino, cucina e turismo. Ha partecipato al progetto di rilancio del brand Franciacorta e nel 2006 ha fondato Vinotype, un’agenzia di comunicazione specializzata per le Aziende vitivinicole. Nel 2010 ha lanciato il magazine on line Vinotype.it.

Previous articleDolcezze di Langa / Per chi l’avesse perso
Next articleVigneto, oliveto, Relais e frantoio, le meraviglie della Riserva di Fizzano / Per chi l’avesse perso