Dal Vulcano Laziale il Frascati, il vino di Roma / Per chi l’avesse perso

Frascati

Il Vulcano Laziale, dato per quiescente fino a poco tempo fa, pare stia facendo registrare segnali di vita. Per ora niente allarmismi, eventualmente se ne riparla tra un migliaio di anni, per cui possiamo ancora goderci questi paesaggi e il loro frutto più famoso: il Frascati. Con la sua ultima eruzione, il vulcano ha definitivamente disegnato le colline a 15 chilometri a sud est dal centro di Roma, ha coperto il suolo del suo materiale magmatico, ha modificato il percorso dei venti, cambiato l’esposizione dei terreni e formato i laghi che oltre alla loro bellezza, aiutano alla stabilizzazione di un clima più fresco. Ha creato anche i presupposti per un’agricoltura che si è impegnata qui, fin dalla comparsa dei primi abitanti, alla produzione di un vino che chiamiamo Frascati e oggi fa capo alle tipologie Frascati Doc, al Frascati Superiore Docg e al Cannellino di Frascati Docg.

Geologia e suoli
Dal punto di vista geologico i terreni dei Colli Albani e quelli pedocollinari si sono formati in seguito alle eruzioni del Vulcano Laziale, iniziate circa 600 mila anni fa, con la costruzione di un edificio centrale accresciutosi via via in estensione e in altezza (oltre 2.000 metri), fino a quando la camera magmatica ha collassato.
Le ripetute successive esplosioni hanno prodotto numerosi crateri: quelli più antichi (Ariccia, Pantano Secco e Prata Porci) sono ricoperti di sedimenti e attivamente coltivati, mentre gli ultimi in ordine di età hanno lasciato profondi bacini trasformatisi poi in laghi (Albano e di Nemi). Le eruzioni del Vulcano Laziale sono continuate fino al Paleolitico superiore (Aurignaciano), ossia fra i 29.000 ed i 25.000 anni fa.
Le formazioni vulcaniche sono costituite soprattutto da ceneri e lapilli, che poi si sono depositati in strati di notevole spessore e cementati in misura diversa.
Le pozzolane (localmente dette “terrinelle”) sono ceneri vulcaniche che danno luogo a terreni sabbiosi, profondi, permeabili all’acqua e senza ristagni, né superficiali né profondi, e soprattutto ricchi di minerali e nutrienti per la vite.
Si incontrano poi tufi detti litoidi, più o meno duri, con diverse denominazioni locali (cappellacci, cappellacci teneri, occhio di pesce, occhio di pernice, ecc.), che coprono la parte maggiore del territorio. Sono poco o niente permeabili all’acqua, anch’essi ricchi di nutrienti ma più difficili da lavorare, le viti, infatti, devono essere impiantate con scassi molto profondi per arrivare all’acqua.
Le rocce laviche più dure, per nostra fortuna, coprono una minima parte del territorio in zone vicine ai crateri di eruzione. In generale danno origine a terreni di scarso spessore, dove sono preferiti il pascolo o il bosco, attività che vanno ad integrare l’equilibrio naturalistico e paesaggistico del territorio.

Il clima
La vite trova sui costoni dei Colli Albani condizioni ambientali molto favorevoli. Il clima di tipo mediterraneo è caratterizzato da precipitazioni medie annue comprese tra i 822 ed i 1010 mm, ma moderate nei mesi estivi.
Particolarmente vantaggiose per le viti sono le temperature poco elevate che si riscontrano nei mesi di settembre ed ottobre, che consentono alle uve di maturare lentamente e completamente. Molto del particolare bouquet del vino “Frascati” è dovuto a questa maturazione prolungata sulla pianta e sotto l’influenza di un clima temperato.

 

Pubblicato il 19 luglio 2017

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Giornalista, Sommelier, ha lavorato al Gambero Rosso per oltre 10 anni come giornalista, degustatrice per la Guida ai Vini d’Italia, autore e regista dei servizi televisivi per il Gambero Rosso Channel, autore di libri su vino, cucina e turismo. Ha partecipato al progetto di rilancio del brand Franciacorta e nel 2006 ha fondato Vinotype, un’agenzia di comunicazione specializzata per le Aziende vitivinicole. Nel 2010 ha lanciato il magazine on line Vinotype.it.

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